Conferenza del prof. Adolfo Mele su Gronovius


Biblioteca Comunale di Taranto, una conferenza su GRONOVIUS, autore del Thesaurus Antiquitatum Graecarum.
Dopo di lui ha parlato la dott.ssa Jessica Petrosillo sul
Codice Napoleonico CONFERENZA ORGANIZZATA DAGLI AMICI DEI MUSEI

MARTEDI’ 13 GENNAIO 2009, ORE 17.30 PRESSO LA BIBLIOTECA “ACCLAVIO”

Segue sintesi dell'incontro

Si è tenuto qualche sera fa, organizzato dall’Associazione “Amici dei Musei” presso la Biblioteca civica “Acclavio” di Taranto, un incontro sul tema: “I fondi Lacaita e Gagliardo della Biblioteca Acclavio”, a cura del Prof. Adolfo Mele e della Dott.ssa Jessica Petrosillo. L’iniziativa, presentata dalla dott.ssa Annapaola Albanese, è stata favorita dalla disponibilità e dall’impegno della responsabile della Biblioteca, Sig.ra Pavone.

Nella civica Biblioteca Acclavio, grazie alla munificenza di alcuni benefattori, sono conservati pregevoli fondi legati a personalità di notevole rilevanza storica: Pietro Acclavio, Giacomo Filippo Lacaita, Cataldo Gagliardo e Francesco Nitti. Del fondo Lacaita si è interessato il prof. Adolfo Mele, che ha illustrato la figura di Giacomo Filippo Lacaita e uno dei testi più importanti da lui donati alla Biblioteca, il Thesaurus antiquitatum Graecarum di Gronovius, Gagliardo e il fondo da lui lasciato, in particolare il Codice napoleonico, sono invece stati oggetto di studio della dott.ssa Jessica Petrosillo.

Figura poliedrica, il manduriano Giacomo Filippo Lacaita (Manduria 1813-Posillipo 1895), fu avvocato, patriota, politico, diplomatico, docente di lingua e letteratura italiana a Londra e ad Edimburgo, collaboratore di riviste e della Encyclopaedia Britannica, presidente della Banca anglo-italiana, interessato allo sviluppo delle ferrovie Napoli-Brindisi, Ancona-Brindisi, ferrovie maremmane, fautore della scelta di Brindisi come terminal della Valigia delle Indie. Con doppia cittadinanza italiana e britannica, fu nominato Sir dalla corte inglese, deputato nel Regno d’Italia e infine senatore dello stesso Regno. Collaborò alla cessione da parte del governo inglese delle Isole Ionie alla Grecia. La sua più famosa e riuscita impresa diplomatica fu ottenere nel 1860 il ritiro degli Inglesi dal blocco navale dello Stretto di Messina che permise a Garibaldi di sbarcare in Calabria e concludere l’impresa dei Mille. Amava l’amicizia e le buone compagnie: nella sua villa di Leucaspide ha ospitato tra gli altri Luciano Bonaparte, l’archeologo Sir Arthur Evans, la scrittrice inglese Janette Ross, il glottologo Gerhardt Rohlfs, gli storici Pasquale Villari, Raffaele De Cesare e Giuseppe Gigli, il direttore del Museo di Taranto Luigi Viola nonché il suocero, banchiere e discusso mercante d’arte, Carlo Cacace. Suoi ospiti furono anche vescovi, arcivescovi re o principi di case reali: Monsignor Jorio, l’imperatrice Vittoria di Prussia madre del Kaiser Guglielmo II e il re Paolo di Serbia.

Era anche un amante di libri; li acquistava con passione e amore da bibliofilo, li trasferiva con sé, li aveva sistemati in un’ala della sua villa di Leucaspide e nel 1932 il figlio Charles donò l’ingente patrimonio, oltre 2000 libri, alla biblioteca Pietro Acclavio. Alcune opere le ha anche scritte: una Selection from the best Italian writers, il terzo volume dell’edizione dell’Inferno di Dante, lasciata incompleta per la morte di Lord G. Warren Vernon, la pubblicazione del Commentum super Dantis Aldigherij Comoediam di Benvenuto da Imola.

Nel fondo Lacaita sono presenti libri che spaziano dalla storia alla poesia, dal diritto alla medicina, alla scienza, dalla letteratura latina e greca a quella moderna (italiana, francese, inglese e tedesca), dalla teologia alla storia e al diritto ecclesiastici; pochi invece sono i romanzi. Del fondo fanno anche parte diversi documenti autografi: lettere e altri scritti raccolti in buste. Tutto questo materiale attende ancora uno studio approfondito, dato il valore storico di documento di una personalità interessante, di due culture, italiana e inglese e anche della storia di Taranto.

Tra gli altri testi di rilevante interesse sono i 13 volumi in folio del Thesaurus Antiquitatum Graecarum di Jacobo Gronovio, dotto filologo olandese nato a Deventer nel 1645 e morto a Leida nel 1716. Tra le sue opere edizioni critiche e commentate di vari autori, tra cui Tito Livio, Macrobio, Polibio, Tacito, Stefano Bizantino, Pomponio Mela, Ammiano Marcellino, Luciano di Samosata, Curzio Rufo, Arpocrazione, Scilace e il Periplo anonimo del Mar Nero, Manetone, dissertazioni e prolusioni in latino, edizione delle poesie del poeta olandese Caspar van Kinschot, nonché traduzione dall’italiano in latino delle opere sulle gemme e le sculture antiche di Leonardo Agostini.

Convinto che la cultura classica, al di là degli errori del paganesimo, dovesse essere unificante e civilizzatrice nel nome della libertà da essa testimoniata, il Gronovio si rivolgeva in particolare alle due grandi Repubbliche borghesi e mercantili delle Province Unite di Olanda e di Venezia perché, superando le divisioni delle guerre di religione, come quella dei Trent’anni, se ne facessero sostenitrici. Attento anche alla rivalutazione delle scienze naturali ha dedicato particolare impegno alla vita quotidiana degli antichi, alle loro usanze e tradizioni, alla loro organizzazione politica e sociale ed ha fatto stampare con accurate xilografie o calcografie, ad opera di illustri artisti, immagini di monumenti, iscrizioni, oggetti, armi, monete descrivendole con attenta cura e citando passi di autori antichi più adatti a spiegarli. In ciò, come anche nel titolo (antiquitates, appunto) influiva anche il ricordo delle Antiquitates di Marco Terenzio Varrone, opera perduta ma ordinata per argomento e non alfabeticamente; nei primi 4 libri del Thesaurus si nota anche la suggestione delle Imagines dello stesso Varrone. Secondo Arnaldo Momigliano questo modo di illustrare cose e monumenti educò il nascere del senso estetico, valorizzò le arti plastiche e figurative, preparò il nascere del neoclassicismo e forse influenzò anche gli autori dell’Encyclopédie francese.

Cataldo Gagliardo nacque a Taranto nel 1871, valente avvocato e cittadino attento alla realtà sociale del luogo natio, ricoprì moltissime cariche con assoluta adeguatezza e per questo stimato e apprezzato da tutta la cittadinanza. Alla sua morte avvenuta in Taranto il 2 ottobre 1926, la sua biblioteca, composta da opere giuridiche di inestimabile valore (ma tra di esse vi sono anche opere di altro genere), fu donata per volontà dello stesso Gagliardo alla Biblioteca civica Pietro Acclavio, la quale acquisì la donazione nel 1930. Nella stessa Biblioteca oltre ai libri dell’illustre cittadino è conservato anche il suo busto bronzeo.

Tra le opere presenti nel fondo, ancora in fase di studio, si distinguono il Codex Theodosianus del Gothofredus, Il processo a Gesù di Giuseppe Rosadi, narrazione della vita, passione e morte di Gesù con particolare riferimento alla situazione storico-politica del tempo e svariati cenni di carattere giuridico. L’autore, Giovanni Rosadi (1863-1925), avvocato di Lucca, fu attivo sia nel campo letterario con poesie, drammi ed opere narrative, sia nel campo della politica, ricoprendo le cariche di deputato e senatore. Ancora, le Epistole di M. Tullio Cicerone a’ familiari
traduzione in volgare toscano con testo latino a fronte delle Epistulae ad familiares di Cicerone, pubblicata in tre tomi a Napoli nel 1769. Il traduttore, Alessandro Maria Bandiera (1699-1765), gesuita senese, insegnò Sacra Scrittura e lingua greca nelle Marche e scrisse anche versioni in volgare delle Orazioni e degli Uffizi dello stesso Cicerone e delle Vite degli eccellenti comandanti di Cornelio Nepote.

Sono presenti anche opere legislative come la raccolta delle Leggi e decreti reali del Regno delle Due Sicilie dal 1806 al 1860, le Leggi e decreti reali del Regno d’Italia dal 1861 al 1925, il Codice di Napoleone il Grande nel Regno d’Italia del 1806.

Inoltre vi sono opere di giuristi stranieri come Il sistema di diritto romano attuale di Friedrich Karl von Savigny traduzione italiana, curata da Vittorio Scialoja, dall’originale tedesco System des heutigen römischen Rechts, monumentale opera di diritto romano in 8 volumi; Savigny (1779-1861) fu un insigne giurista di Francoforte, esponente della scuola storica del diritto e fondatore della pandettistica, scuola il cui nome deriva dallo studio critico delle Pandette di Giustiniano.
Ed infine per concludere, anche se il fondo è ricco di altre opere, degne di nota sono gli
Institutionum iuris canonici libri quatuor di Carlo Gagliardo opera di diritto canonico divisa in quattro volumi, pubblicata a Napoli nel 1763 e scritta per il seminario di Pozzuoli. Sul recto della prima carta di guardia anteriore è presente una dedica di Leonida Colucci all’amico avvocato Cataldo Gagliardo, discendente dell’autore, a cui lo stesso Colucci donò il libro nel 1920.